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Un poker di promesse tra i pro… Giovanni Rossetti
di Giuliano Orlando
Foto di Fabio Bozzani
GIOVANNI ‘NINO’ ROSSETTI, nato all’Havana (Cuba) il 2 novembre 2000. Dopo le scuole elementari si è trasferito a Taranto dove è nato il padre Giuseppe, che ha un’attività nella città pugliese. Ha un fratello Anyelo Morejon Raymond. Ha sempre mantenuto la nazionalità italiana e ha disputato come azzurro alcuni tornei in Europa, tra cui gli europei jr. nel giugno del 2016, a Kaposvar in Ungheria nei 66 kg., battuto dall’azero Sadikov all’esordio. Dopo aver conquistato il titolo italiano élite nel 2019 a Roma, decide di passare professionista con la scuderia di Mario Loreni. Debutta nei medi a Taranto il 15 febbraio 2020 battendo Giuseppe Ruseo, prosegue superando in successione Christian Bozzoni, Petru Chiochiu e il 5 dicembre a Brescia, Alexandru Ciupitu romeno di nascita, residente in Toscana e nazionalizzato italiano, che ha impegnato severamente Rossetti.
1) Quando sei entrato in palestra e perché? Prima a Cuba e poi a Taranto. Ricordi come si chiamava la palestra dell’Havana? Che scuole hai fatto a Cuba, c’erano materie che preferivi?
“Avevo 16 anni, quando sono entrato in palestra, per indirizzare in modo positivo l’esuberanza dell’età e le continue zuffe con gli amici di strada. Quando glielo dissi, mio padre tirò un sospiro di sollievo. A Cuba, la boxe è uno degli sport più praticati e le palestre sono numerose come le pizzerie in Italia. Il primo gym si chiamava Rafael Trejo, ma ho anche frequentato la scuola sportiva EIDE. A scuola non me la cavavo male e la materia che preferivo era la geografia, interessato a cosa c’era oltre Cuba”.
2) Quando sei tornato a Taranto che scuole hai frequentato e quando hai smesso?
“Ho frequentato l’istituto tecnico ‘Oreste del Prete’ fino al quarto anno, poi gli impegni con la nazionale mi creavano troppi problemi in particolare le lunghe assenze da casa, quindi smisi, ma vorrei arrivare almeno al diploma”.
3) Appena tornato a Taranto, hai ripreso la strada del pugilato, scegliendo la Quero-Chiloiro, dove insegnano papà Vincenzo, ottimo professionista e il figlio Cataldo. Come ti trovi?
“Ho semplicemente continuato il percorso che avevo iniziato a Cuba. Ho avuto la fortuna di trovare una società ideale. Un ambiente pulito, dove cresci anche come uomo. I Quero sono conosciuti non solo a Taranto, ma in tutta l’Italia per la serietà e il valore morale, cose che insegnano a tutti noi. Lo confermano i risultati che ho ottenuto, sia da dilettante e che spero di raggiungere come professionista”.
4) In famiglia chi ti segue in particolare e quale importanza ha?
“In famiglia mi seguono tutti e mi appoggiano tanto, situazione ideale per un giovane che pratica una disciplina agonistica sulla quale punta moltissimo, addirittura come la sua professione. In particolare mio padre che dedica tutto il tempo al di fuori del lavoro, per aiutarmi in ogni situazione. Assieme ai miei allenatori e in particolare ad Aldo Quero, rappresenta il punto d’appoggio indispensabile”
5) Che rapporto hai col tuo maestro. Come lo consideri?
“Sono due i miei maestri, Vincenzo Quero e il figlio Cataldo, che mi segue quotidianamente. Ho un ottimo rapporto con entrambi, anche se col figlio del signor Vincenzo, esiste una maggiore confidenza, considerato che siamo entrambi giovani. In particolare lo considero al di là di ruoli, oltre che il mio maestro, un buon amico”.
6) L’esperienza da dilettante, quanto ti è stata utile?
“L’esperienza da dilettante è indispensabile nella prima fase in cui combatti, è come la scuola elementare che ti insegna i primi rudimenti dell’istruzione. Se poi hai la fortuna di poter combattere ad alti livelli, acquisisci sicurezza potendo confrontarti con rivali forti ed esperti. Tutto questo diventa fondamentale quando decidi di passare professionista, avendo alle spalle quello che serve per bruciare le tappe”.
7) Vuoi conoscere prima le caratteristiche del tuo avversario o preferisci che sia il tuo maestro a consigliarti la tattica?
“Solitamente è Il mio maestro che avendo studiato le caratteristiche del pugile che avrò di fronte a consigliarmi le tattiche da usare per ogni tipo di avversario. Questo in linea di massima, anche se ogni incontro ha la sua storia”.
8) Segui con interesse altri sport? Vedi la boxe in televisione e quali sono i campioni che più ammiri?
“Da grande tifoso del Milan, che sta andando molto bene, seguo con interesse il calcio. Stimo il tecnico Pioli, un allenatore che non fa proclami ma ha idee chiare. L’arrivo di Mandzukic è stato un bel colpo. Il pugilato resta la disciplina preferita e su youtube vedo tutti gli incontri di livello mondiale. Dovendo scegliere tra i campioni del momento dico Saul Canelo Alvarez, un guerriero completo, mentre il mio pugile preferito in assoluto è Roy Jones, un campione completo”.
9) Quali sono i film che più ti piacciono? Cosa leggi: libri o giornali o altro?
“I film che più seguo sono le saghe di Marvel, un fumetto molto intrigante e divertente. Non sono molto interessato ai libri, mentre leggo attentamente i giornali sportivi”.
10) Cosa sogni per la tua carriera pugilistica. Sei superstizioso, hai qualche amuleto, fai qualche gesto prima di ogni incontro.
Il mio grande sogno ovviamente e diventare campione mondo, ma facciamo un gradino alla volta e il primo traguardo è diventare campione d’Italia, non sono superstizioso e quando salgo sul ring faccio due saltelli con la stessa gamba. Svolgo la corsa e altri esercizi la mattina e nel pomeriggio vado in palestra, sotto preparazione seguo
11) Pugile a tempo pieno e come ti alleni, ovvero oltre alle sedute in palestra, svolgi corsa e come ti alimenti?
“Essendo il mio lavoro, dedico alla boxe tutta la giornata, con sedute diversificate, tese a migliorare ogni gesto atletico e tecnico. Confesso che in questa prima fase non mi sono speso troppo, ma sono consapevole che proseguendo l’attività e salendo la qualità degli avversari dovrò impegnarmi sempre di più. Inoltre seguo una dieta proteica per mantenere il peso e la forma migliore”.
12) Come ti definisci tecnicamente?
“Mi definisco un pugile tecnico, anche se all’occorrenza quando serve, mi trasformo in picchiatore, una tattica più rischiosa, anche molto spettacolare”.